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Active Aging: Invecchiare oggi

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Pubblicato da in Psicologia - Pubblicazioni ·


In quest’articolo parlo di un’importante fase della nostra vita, la terza età. Dinamiche, cambiamenti e prospettive tipiche di questa fase.
Tempo di lettura: 4 minuti



Troppo spesso si identifica la vecchiaia come perdita; perdita di funzionamento, di speranza, di autonomia, perdita di fiducia. Negli anni cinquanta del secolo scorso, l’invecchiamento veniva definito come una fase della vita caratterizzata da un progressivo distacco dagli impegni dell’età adulta e un restringimento degli obiettivi di vita. Oggi, grazie anche alla progressiva crescita della popolazione anziana, che ha portato alla distinzione tra terza e quarta età, l’invecchiamento è considerato sì un processo che provoca un declino nelle diverse aree di funzionamento, ma anche una fase di vita caratterizzata da attività, presenza di progetti, partecipazione alla vita sociale. E’ proprio per la modificazione dell’approccio all’invecchiamento, che si va definendo il cosiddetto invecchiamento positivo.

La “vecchia vecchiaia” sta scomparendo a favore di una giovane terza età non più identificata con i termini malattia, malessere, pessimismo ma piuttosto con salute, benessere e ottimismo.

Rowe e Khan (1987, 1997), furono tra i primi studiosi ad individuare il cosiddetto invecchiamento di successo, caratterizzato da bassi rischi e da un’elevata funzionalità a livello generale. Si può parlare di invecchiamento di successo quando coesistono tre componenti: una bassa probabilità di malattie e disabilità associata alle malattie, elevate capacità cognitive e partecipazione attiva alla vita. E’ importante adottare uno stile di vita sano, che prevede un esercizio fisico costante e una dieta alimentare equilibrata, mantenere elevate capacità sul piano cognitivo e soprattutto essere coinvolti attivamente nella vita sociale.

Con il passaggio dalla prevenzione alla promozione della salute, con la diffusione del modello bio-psico-sociale (Engel, 1977), anche gli anziani hanno iniziato ad avere una concezione diversa e più complessa della salute considerando aspetti di natura progettuale e sociale. La partecipazione alla vita sociale rappresenta un fattore protettivo contro l’isolamento ed è caratterizzata non solo dalla presenza di una rete di supporto per l’anziano che lo protegge e limita le situazioni stressanti, ma anche dall’impegno personale nelle attività produttive. Per fare ciò è importante anche un’altra componente, la percezione di autoefficacia e quindi la convinzione di poter intervenire sulla realtà e sugli eventi di vita in modo da modificarne il corso (Bandura, 2000).

L’aumento della speranza di vita ha portato a desiderare una vita di qualità anche nei suoi ultimi anni. La possibilità e la volontà di partecipare a progetti, il desiderio di crescere, di continuare ad imparare, di sperimentarsi, di mettere a disposizione le proprie competenze per gli altri, rappresentano componenti essenziali per un invecchiamento di successo oltre che un cambiamento culturale in atto nella nostra società.

L’invecchiamento non è solo un fenomeno naturale ma è anche un fenomeno sociale in quanto è la società che deve considerare valida una persona non solo per ciò che ha fatto, ma anche per il contributo che può continuare a dare per tutta la vita. Zavattini, prima di morire, disse: “Si muore soltanto quando non c’è più nessuno che desidera che tu resti in vita”. La fiducia deve svilupparsi tra gli operatori e gli anziani; non basta più dire “io sono vivo”, ma è importante che l’anziano dica fermamente “io ho qualcosa da dare”.

E’ ormai sbagliato non prendere in considerazione ciò che gli anziani pensano, quello che si aspettano, ciò che desiderano realizzare.

Un altro importante elemento che sembra caratterizzarsi come fattore protettivo è la creatività, che consiste nella ricerca di un’alternativa non banale per la risoluzione di un problema o la spiegazione di un fenomeno. Se nell’età avanzata vi è certamente una perdita globale di plasticità mentale, e quindi una difficoltà ad adattarsi a situazioni nuove, dall’altro lato vi è il desiderio di agire in maniera creativa in situazioni in cui il soggetto sente di poter ricoprire un ruolo sociale. Per questo, vediamo che l’anziano utilizza il suo tempo libero come spazio per la sua crescita personale; ha maggiore volontà di esprimersi anche sul piano collettivo; presenta una voglia di progettare, di esistere e di pensare al proprio futuro.

Le potenzialità creative consentono di definire l’invecchiamento come viaggio interiore. Questo viaggio si realizza attraverso le memorie, le esperienze significative, il coraggio di affrontare la vita. Ed è per questo che molti anziani si avvicinano alla fine della vita più con curiosità che con paura. Ci sono diverse aree di espressione creativa: lettura e scrittura, teatro, musica, pittura, artigianato, cucina, fotografia, volontariato. Gli studi sul processo di invecchiamento hanno evidenziato in alcuni anziani anche una maggiore espressione creativa nelle ultime fasi di vita che consentono di avere, grazie all’ironia e autoironia, uno sguardo più sereno su di sé e sul mondo.

E’ possibile che solo con “l’ultima creatività” l’uomo ritrovi quel se stesso che ha inseguito per tutta l’esistenza e si renda conto che la vita non è solo successione di giorni, di mesi e anni ma anche e soprattutto la costruzione di un progetto.


BIBLIOGRAFIA
Cesa-Bianchi M., (1987). Psicologia dell’invecchiamento. Caratteristiche e Problemi. Roma: La Nuova Italia Scientifica.
Cristini C., (2014). Invecchiamento come viaggio in Turismo e Psicologia
Florea A., (1982). Anziani e tempo libero. La Nuova Italia Scientifica.
Fumagalli M. (1996). Animazione e anziani. Il momento della fiducia. Milano: FrancoAngeli.
Zambianchi M., Ricci Bitti E., (2012). Invecchiamento positivo. Roma: Carocci Editore.


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