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L’importanza del Disegno nel Bambino

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Pubblicato da in Psicologia - Pubblicazioni ·


Un interessante articolo sul disegno dei bambini e sulle dinamiche ad esso correlate.
Tempo di lettura: circa 4 minuti



“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”
[Paul Klee]



E’ bene innanzitutto specificare che studi condotti sui neonati hanno dimostrato che fin dalle prime settimane di vita il bambino è in grado di mostrare una preferenza visiva tra gli oggetti reali e le riproduzioni pittoriche degli stessi oggetti.
Il disegno è una forma di espressione antichissima, basti pensare alle pitture rupestri risalenti a 40 mila anni fa che avevano la funzione di trasmettere svariati messaggi come accade oggi.
La psicoanalisi considera la rappresentazione grafica del bambino non come espressione della realtà ma come manifestazione inconscia dei desideri, delle angosce, delle paure. Il disegno diventa quindi rivelatore della personalità, del vissuto emotivo e sociale del bambino consentendoci di indagare anche sui rapporti del bambino col mondo degli adulti. Piaget considerava il disegno anche come una rappresentazione della maturazione cognitiva e quindi più dettagliate, articolate sono le rappresentazioni, tanto maggiore è la conoscenza sottostante.
La scoperta del “mondo dei segni” (Pinto G. 2012) avviene precocemente; già a due anni i bambini eseguono lo scarabocchio. E’ proprio a questa età che il bambino manifesta la volontà di dare un significato, un nome al suo scarabocchio associandolo a qualcosa che appartiene al mondo circostante. Per poter arrivare a realizzare il “disegno rappresentazionale” è necessario che si attivino una serie di processi percettivo-motori e cognitivi immaturi prima dei due anni. Nel disegno dell’omino è evidente che la testa risulti più grande e sproporzionata rispetto al corpo. Esistono spiegazioni differenti in merito. Freeman sostiene che alla base vi sia un problema di sequenza e quindi i bambini iniziando a disegnare dalla testa avranno poi poco spazio sul foglio per disegnare il resto del corpo. Secondo l’approccio psicodinamico, per i bambini, la testa e il suo contenuto di pensieri, desideri è più importante del resto del corpo, motivo per cui assume dimensioni macroscopiche. Intorno ai 4 anni compare il tronco. A 5 anni l’omino è riconoscibile e compaiono anche le braccia e le gambe. A 6 anni lo schema mentale che il bambino ha del proprio corpo è più completo; vengono aggiunti il collo, le mani, l’omino cresce insieme al bambino.


Fig. 1 Giorgia, 3 anni e 6 mesi. L’omino è cefalopode, con una grande testa; i volti sorridenti indicano armonia, il cerchio intorno alla famiglia una sorta di protezione dal mondo esterno

Il disegno rivela il mondo esperienziale del bambino e quindi bisognerà considerare certamente il bagaglio genetico ma anche la quantità e la qualità delle informazioni provenienti dal mondo esterno. La famiglia e la scuola hanno quindi, un ruolo fondamentale.
Disegnando, il bambino proietta se stesso insieme al suo bagaglio emotivo e culturale e anche la linea assume una forte carica espressiva. La forza e l’intensità del tratto indicano l’energia del soggetto e il suo stato emotivo; una linea più volte marcata può essere indice di rabbia e aggressività, una molto sottile e appena accennata può invece, indicare insicurezza. Indice importantissimo è anche lo spazio. La mancanza di sicurezza viene espressa, ad esempio, da un bambino che utilizza solo una piccola parte del foglio per disegnare; coloro che disegnano al centro sono bene centrati su se stessi e sui lori sentimenti. A differenza dell’adulto, il bambino non ha paura di rivelarsi attraverso il disegno e non usa nessuna forma di difesa.
E’ bene specificare che l’interpretazione debba essere fatta da specialisti, in relazione ad una vasta produzione e integrata ad altri dati della vita del bambino.
Nel Disegno della Figura Umana, test proiettivo usato dagli psicologi, il bambino disegna se stesso. Ad esempio, il bambino con un’alta considerazione di sé disegnerà l’omino di proporzioni enormi. Tutte le parti della faccia e del corpo assumono un significato diverso a seconda di come vengono disegnate. Molto spesso, se il bambino presenta un’imperfezione fisica, questa verrà disegnata in modo più accentuato. I bambini con problemi di sordità, ad esempio, disegneranno le orecchie più grandi e cureranno maggiormente questa parte rispetto alle altre.
Altrettanto importante per l’interpretazione è il movimento delle figure. La staticità dei personaggi è presente nei bambini più piccoli e, in quelli grandi, potrebbe essere indice di una mancanza di adattamento al proprio corpo o di difficoltà a stabilire rapporti con gli altri.
Studi condotti sulle rappresentazioni grafiche dei bambini dimostrano la centralità delle figure genitoriali come risorse affettive e emotive. Per questo, un test molto usato è il Disegno della Famiglia. Spesso si chiedono al bambino degli aggettivi da associare ai vari componenti della famiglia disegnati, ma l’analisi va fatta innanzitutto prendendo in considerazione i fattori grafico-strutturali. Ad esempio, il bambino, disegna se stesso vicino al personaggio con cui si sente affettivamente più vicino oppure se pensa che la sorella o il fratello siano più amati dai genitori lui si collocherà più lontano e il fratello o la sorella in mezzo alla coppia genitoriale.
Esiste poi un personaggio valorizzato che è sempre il primo ad essere disegnato ed è quello su cui il bambino investe sentimenti come amore e ammirazione o anche invidia, rabbia o timore.


Fig.2 In questo disegno il personaggio valorizzato è il papà che è disegnato per primo

Quando invece, un componente della famiglia non viene riportato all’interno del disegno oppure compare ma per ultimo o in piccolo, allora è quello svalorizzato, quello che i bambini non vorrebbero all’interno della famiglia o verso il quale manifestano un sentimento negativo. Generalmente questo accade nei confronti di fratelli appena nati. Anche la cancellatura di un personaggio può essere indice di conflitto.


Fig 3. Il personaggio svalorizzato è se stesso visto che viene omesso nel disegno

Nella nostra cultura esiste una forma di pregiudizio verso il disegno che ci induce a privilegiare il linguaggio verbale e la scrittura, motivo per cui da adulti, smettiamo di disegnare. Non a caso una frase di Picasso dice: “Ho impiegato tutta la vita per disegnare come un bambino”. In realtà, il disegno è una forma privilegiata di comunicazione che consente di lasciarci trasportare dalle emozioni attraverso le immagini e di leggerle come specchio di pensieri, desideri, conoscenze in un dialogo del disegnatore con se stesso e il mondo circostante. Pertanto, è bene che il disegno perda la funzione di attività destinata allo svago per acquisire il ruolo di importante attivatore di emozioni, processi comunicativi e cognitivi. (Pinto G. 2012).
Termino l’articolo con un disegno, il disegno di Paolo che ci ricorda come i bambini siano in grado più degli adulti di vedere con il cuore.



Il cuore di Paolo, attraverso questo disegno, vede un grande cuore e una casa pronta ad accogliere i naufraghi che arrivano con il barcone nel nostro Paese.

Riferimenti Bibliografici
Oliviero Ferraris A.,1973. Il significato del disegno infantile. Bollati Boringhieri (Torino)
Pinto G., 2012. Te lo dico con le figure. Giunti (Firenze)
Perrotti R. “Il bimbo e i suoi disegni


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